Dieci anni fa scrissi il mio primo articolo riguardante la pesca dell’aspio, un ciprinide originario dei paesi europei dell’est, che apparve (immesso per errore ???..) nei fiumi lombardi unitamente ad altri pesci (siluri, breme…) a seguito di ripopolamenti.

Un pesce alloctono che in breve tempo si è ambientato benissimo nelle nostre acque dolci tanto da soppiantare il ciprinide per eccellenza, il cavedano, ahimè sempre più raro.

Ha ormai colonizzato i grandi fiumi della pianura padana, Po, Adda e Ticino ed anche alcuni loro affluenti. Raggiunge dimensioni notevoli ed, essendo un predatore, è diventato un ottimo avversario soprattutto per noi pescatori a mosca e per i nostri colleghi “metallari”.

Personalmente preferisco dedicarmi alla sua pesca in autunno e durante i mesi invernali, quando gli esemplari più grossi si aggirano famelici in pieno giorno, a differenza del periodo estivo quando si manifestano rumorosamente cacciando per pochi minuti sui “cambi di luce” ovvero alba e tramonto e durante la giornata si catturano solo piccoli esemplari.

L’esperienza acquisita, mi ha consentito di ottimizzare l’attrezzatura: canna switch di undici piedi (3,35 metri), coda shooting head di 10 metri galleggiante e/o intermedia del sette e/o dell’otto da collegare ad una running line (se non volete farvele “home made” in commercio le trovate già assemblate,  Outbond Rio, Airflo, Guide Line e/o similari), polyleader intermedio di sette piedi (2,13 mt), monofilo diametro 0,35 di circa un metro al quale lego due artificiali, un piccolo streamer sul dropper ed un clouser in punta. Altro accessorio utile è lo stripping basket per raccogliere la running line e la coda in modo da impedire alle stesse di cadere in  acqua e lanciarle meglio.

Per quanto ovvio non pretendo che questa sia la regola universale per insidiare correttamente questo pesce. Semplicemente io lo pesco così, dopo aver provato varie attrezzature. Sicuramente si possono utilizzare canne ad una mano più corte, con code più leggere (6/7/), finali normali e mosche tradizionali (p.e. grosse sommerse, artificiali da caccia tipo le madam x, popper, gurgle, wooly bugger …..).

Costruisco i clouser utilizzando soprattutto il bucktail nei colori nero/arancio/rosso per l’Adda ed il Po, bianco/azzurro/rosso e/o verde chartreuse/bianco per il Ticino. Stessi colori li uso per le grosse sommerse che lego al finale come dropper. Confeziono anche dei piccoli streamers con l’angel hair bianco/azzuro/blu e/o verde scuro per imitare i piccoli pesci di cui si cibano i grossi aspi.

E’ una pesca non facile, il “cappotto” è frequente. Bisogna camminare molto (a meno che non si abbia a disposizione una barca per rapidi spostamenti), si fanno mille lanci, si cercano i pesci dove vi sono degli ostacoli naturali (rami, tronchi) che interrompono il flusso della corrente del fiume. Ottimi sono i “gradini” facilmente individuabili dai banchi di sabbia che affiorano in superficie e le lanche ai margini di veloci correnti.

L’aspio spesso abbocca appena l’artificiale tocca l’acqua o ha percorso in essa pochi cm. L’attacco è il momento migliore,  adrenalina pura: si sente una gran botta, si vede un gorgo e poi il pesce tenta ovviamente la fuga per liberarsi. Anche gli esemplari più grossi, dopo essere stati allamati  spesso non sono molto combattivi. Di solito in pochi minuti si riesce a recuperarli. In ogni caso prima lo si fa, minore è lo stress per il pesce. Inutile fare “il tiro alla fune”. Bisogna rispettare l’avversario.

Che dire ancora ?

Se non avete timore del freddo pungente e della nebbia, se vi piacciono i grandi fiumi, se per voi pescare significa sapersi accontentare anche solo di una cattura (comunque di pesci spesso superiori ai 50/60/70 cm.)  allora questa pesca va bene. Se vi piace “vincere facile”, lasciate perdere……

Roberto Pecorelli